La crociera sul Nilo è un modo unico e suggestivo di visitare l’Egitto, terra magica, ricca di scenari di incredibile bellezza e culla di una civiltà millenaria.
La navigazione lungo il corso del Nilo permette di osservare i panorami del territorio, che alterna deserto a oasi verdi e ammirare alcuni dei siti archeologici più importanti dell’umanità, il tutto incorniciato dai colori dell’alba o del tramonto, che vi porterete per sempre nel cuore...
CURIOSITÀ: lo storico greco Erodoto, vissuto nel V secolo A.C. definì l’Egitto “il dono del Nilo”.
Il nostro itinerario di otto giorni parte da Luxor, arriva ad Assuan, prosegue ad Abu Simbel e si conclude a Il Cairo.
Partiti da Milano con una pioggia incessante, non vediamo l’ora di decollare alla volta di Luxor!
Dopo circa quattro ore di volo, all’aeroporto veniamo accolti da Samir, la guida che ci accompagnerà per tutto il viaggio, ci aiuta con il disbrigo delle pratiche per il visto e che con un mezzo privato ci conduce fino al pontile d’imbarco della lussuosa motonave Nile Shams che ci attende...
La nave dispone di una hall, un’ampia sala da pranzo, un lounge bar con una piccola discoteca e una bellissima piscina, dove ci si può rilassare durante la navigazione.
Ci sistemiamo nella nostra camera e troviamo sul letto i nostri set di tovagliato lavorati come origami...
Valle dei Re, Tempio di Hatsheptus, Colossi di Memnon, Karnak, Luxor.
La sveglia suona alle cinque del mattino, ci attende una giornata intensa alla scoperta della terra dei faraoni!
Il primo sito che visitiamo sotto un sole cocente è quello della Valle dei Re, la necropoli dei faraoni del Nuovo Regno, dove quasi tutti i sovrani furono sepolti in tombe di rara bellezza, colme di tesori.
Purtroppo nel corso dei secoli le tombe sono state saccheggiate, tranne alcune tra cui la famosa tomba di Tutankhamon, scoperta da Howard Carter nel 1922 intatta con tutto il suo tesoro.
Attualmente le sepolture scoperte nella valle sono 65 e vengono catalogate con la sigla KV (King’s Valley) seguita da un numero assegnato nell’ordine in cui furono scoperte.
Le tombe hanno una struttura comune, con un lungo corridoio inclinato verso il basso, che scende in un’anticamera o in una serie di sale ipostile per poi terminare con la camera funeraria.
LO SAPEVI CHE...si chiama ipostilo uno spazio chiuso sostenuto da colonne? Deriva dal greco hypóstȳlos “sotto le colonne”.
Che emozione poter entrare in una tomba, è la KV 7, quella di Ramses II, che architettonicamente è una delle più grandi della Valle dei Re.
È formata da tre corridoi discendenti, che portano a una camera ipostila e poi altri due corridoi che scendono in un’anticamera dalla quale un corridoio porta alla camera funeraria, circondata da altre sei stanze.
La camera sepolcrale è la più profonda della KV/, si trova infatti a 58 mt. di profondità rispetto al piano della Valle.
Per quanto riguarda le decorazioni, purtroppo le numerose alluvioni hanno causato un distacco di gran parte degli affreschi, ma nella camera funeraria sono ancora visibili i capitoli del Libro delle Porte (fa parte di quei testi che accompagnano il defunto nell’aldilà) e altre decorazioni sono presenti sulle scale, nei corridoi e nell’anticamera della stanza sepolcrale.
Sull’architrave d’ingresso la guida ci fa notare una particolarità, il disco solare affiancato dalle dee Iside e Nefti, mentre in uscita dalla tomba, all’interno dello stesso portale è raffigurata la dea Maat, inginocchiata sulle piante araldiche del loto e del papiro.
Vicino alla Valle dei Re, ammiriamo un panorama mozzafiato, scavato nella roccia, è il Tempio funerario di Hatshepsut, progettato durante la XVIII dinastia da Senenmut, architetto e forse amante, della regina Hatshepsut e dedicato alla divinità solare Amon-Ra.
Costituito da tre livelli di terrazze, ognuno dei quali è formato da una doppia fila di colonne, le terrazze sono collegate tra loro tramite lunghe rampe, che un tempo erano circondate da giardini con piante esotiche.
Lasciamo questa Valle suggestiva alla volta di Karnak, ma prima facciamo una sosta per la visita ai Colossi di Memnone, due enormi statue di pietra che raffigurano il faraone Amenhotep III, erette 3400 anni fa nella necropoli di Tebe, lungo la riva del Nilo opposta all’attuale città di Luxor.
Le statue sono alte 18 m e formate da blocchi di quarzite, il faraone è rappresentato in posizione seduta con le mani sulle ginocchia, lo sguardo rivolto a est, verso il fiume e il sole nascente, mentre ai lati delle sue gambe sono scolpite la moglie e la madre.
Le statue gemelle all’epoca della loro costruzione fungevano da guardia al Tempio di Milioni di Anni, che a partire da Thutmose I, ogni sovrano edificava e dedicava a se stesso.
Ai suoi tempi l’edificio era il più grande e ricco d’Egitto, ma oggi purtroppo non rimane nulla di quel tempio, poiché sorgendo a ridosso della pianura alluvionale del Nilo, le esondazioni hanno danneggiato le fondamenta.
Una leggenda è legata al nome delle statue gemelle ed è dovuta al fatto che nel 27 a.C., un terremoto causò la parziale distruzione di uno dei colossi, con delle crepe nella parte inferiore e da quel momento ogni mattina all’alba la statua emanava dei suoni.
Il nome con cui ancora oggi vengono chiamate le due statue fu coniato dagli storici greci, che le associarono all’eroe mitologico Memnone, re di Persia e d’Etiopia, che combatté nella guerra di Troia a fianco dei troiani, morendo per mano di Achille.
L’eroe era figlio di Eos, dea dell’aurora, che dopo la morte del figlio piangeva ogni mattina lacrime di rugiada, così il suono prodotto dalla statua fu interpretato dagli storici come il saluto di Memnone alla madre.
Probabilmente il fenomeno era dovuto all’aumento della temperatura che facendo evaporare la rugiada emetteva “musica”.
Nel corso degli anni la “statua parlante” attirò la curiosità dei viaggiatori greci e romani, compresi diversi imperatori, che la ricoprirono di iscrizioni.
Dopo un restauro effettuato in epoca romana per volere dell’imperatore Settimio Severo, dal 199 d.C. i suoni cessarono per sempre.
Nel primo pomeriggio ci dirigiamo verso il complesso di Karnak, sito archeologico e cittadina dell’Egitto centrorientale, situato sulla riva destra del Nilo.
La città costituiva il sobborgo settentrionale dell’antica Tebe ed era collegata da un lungo viale di sfingi a Luxor, con cui a partire dall’XI dinastia ( 2134 a.C.) formò il maggiore centro culturale egizio.
Una visita in questo sito rappresenta un vero e proprio viaggio nel cuore dell’Egitto durante l’Antico Regno.
Il complesso svolse un’importante funzione religiosa e amministrativa, una costruzione grandiosa che si sviluppò di generazione in generazione in un periodo di oltre 1500 anni in un insieme di templi, santuari e elementi architettonici unici nel suo genere.
Faraoni come Hatshepsut, Seti, Ramses II, contribuirono alla valorizzazione del complesso e la successiva espansione strutturale continuò con i romani e i primi cristiani.
Il complesso di Karnak è costituito da tre recinti sacri, il più grande dedicato ad Amon è dominato dal grande Tempio di Amon, il luogo di culto principale della triade tebana (Amon-Ra, Mut e Khonsu), contiene tutte le sezioni più famose del sito, come la grande sala ipostila con 122 colonne disposte su nove file, che per un bel po' di tempo mi tiene impegnata col naso all’insù! Poi vi è il recinto di Mut (consorte di Amon), collegato al tempio maggiore da un viale di sfingi a testa di ariete e infine il recinto di Montu. Il dio-falco tebano.
A soli 3 Km da Karnak all’interno della città moderna, visitiamo il Tempio di Luxor, costruito da Amenhotep III nel XIV secolo a.C. dedicato alla triade tebana di Amon, Mut e Khonsu, cento anni dopo l’inizio dei lavori fu ampliato da Ramses II. In seguito interventi di restauro furono intrapresi da Alessandro Magno e dall’imperatore Tiberio, mentre durante il periodo della dominazione araba il complesso fu abbandonato, fino a quando nel XIII secolo fu edificata una moschea sovrastante il cortile delle colonne e nell’intero complesso si insediò un villaggio arabo.
Grazie alla sabbia che lo ricopriva e al villaggio che sorse sopra le antiche strutture, il tempio si è conservato bene e fu scoperto solo alla fine del 1800.
LO SAPEVI CHE... la città di Luxor è detta “museo a cielo aperto più grande del mondo”?
L’accesso al tempio avveniva da nord, mediante un viale fiancheggiato da sfingi androcefale.
Alla fine del viale, si erge il grande portale, alto 24 metri, fatto costruire da Ramses II. Davanti all’entrata principale al tempio originariamente c’erano sei statue di Ramses II, quattro sedute (oggi ne vediamo due) e due in piedi e due obelischi di granito, anche se uno è ancora in sito, mentre l’altro si trova in Place de la Concorde a Parigi (donato alla Francia dal pascià Mehmet Ali). Attraverso il portale si accede poi al cortile colonnato, talvolta interrotto da statue rappresentanti Ramses II. Dopo il cortile, attraverso il pilone di Amenofi III, si accede ad un corridoio lungo 100 metri e fiancheggiato da 14 colonne con capitello a forma di papiro. La galleria immette nel grande cortile-peristilio, risalente alla costruzione originaria di Amenhotep III, dove si svolgeva la suddetta cerimonia principale di Opet con le barche sacre, portate poi all’interno del tempio, dove nella sua parte più profonda, era custodita la statua di Amon.
L’area del sancta sanctorum è costituita da un’anticamera, che in epoca romana venne trasformata in chiesa e ornata da stucchi che andarono a ricoprire senza distruggerle le precedenti decorazioni. All’interno del Santuario, probabilmente in età tolemaica, inoltre i sovrani ellenistici fecero costruire il naos, ovvero la cella dedicata ad Alessandro Magno, in cui era presente una copia della sua barca sacra intesa però come barca funebre. I muri di questo ambiente sono ricoperti infatti da decorazioni che raffigurano il sovrano al cospetto delle divinità egizie.
Infine nel 1989 sotto il pavimento dell’area interna del santuario furono rinvenute 26 statue appartenenti all’epoca egizia del Nuovo Regno, che sono visibili oggi nel vicino Museo di Luxor. Concludiamo la visita al tempio al tramonto e l’illuminazione notturna mette in evidenza le sculture e la bellezza di questo luogo suggestivo.
Diga di Esna, Edfu.
La nostra crociera prosegue verso sud, seguendo il corso del Nilo lungo l'Alto Egitto, verso la famosa chiusa di Esna, che consente il passaggio delle navi, da una parte all’altra della diga, superando il dislivello delle acque del Nilo.
Ci troviamo di fronte a uno spettacolo molto particolare ed emozionante: le navi si fermano davanti alla diga, aspettando il proprio turno, in attesa di passare attraverso la chiusa.
Entrati nella chiusa, in pochi minuti viene fatta entrare l’acqua e la motonave si innalza insieme al livello dell’acqua; diversamente per le navi che scendono la corrente del fiume, le navi entrano nel canale e l’acqua si abbassa.
La nostra crociera prosegue verso sud, seguendo il corso del Nilo lungo l'Alto Egitto, verso la famosa chiusa di Esna, che consente il passaggio delle navi, da una parte all’altra della diga, superando il dislivello delle acque del Nilo.
Ci troviamo di fronte a uno spettacolo molto particolare ed emozionante: le navi si fermano davanti alla diga, aspettando il proprio turno, in attesa di passare attraverso la chiusa.
Entrati nella chiusa, in pochi minuti viene fatta entrare l’acqua e la motonave si innalza insieme al livello dell’acqua; diversamente per le navi che scendono la corrente del fiume, le navi entrano nel canale e l’acqua si abbassa.
La navigazione prosegue alla scoperta del meraviglioso tempio di Edfu, dedicato a Horus il dio falco, figlio di Iside e Osiride.
Il tempio è considerato il più suggestivo di tutti quelli presenti sulle sponde del Nilo lungo la tratta che va da Luxor ad Aswan, nonché il più grande dopo quello di Karnak e uno dei meglio conservati nel paese.
Fu costruito nel periodo tolemaico tra il 237 e il 57 a.C., in cima al luogo in cui, secondo gli antichi egizi ebbe luogo la famigerata battaglia di Horus e Seth.
Il tempio è costituito dal pilone d'ingresso completamente ricoperto di iscrizioni e rilievi, oltre il quale si trova la grande corte.
L’area è circondata su tre lati da un portico con trentadue imponenti colonne dove la popolazione avrebbe portato le proprie offerte alla statua di Horus.
Le colonne sono riccamente decorate con capitelli floreali e le pareti in pietra color oro sono ricoperte da rilievi.
Appena entrati vediamo due piccole stanze, la sala occidentale è la Sala della Consacrazione, con un bellissimo rilievo sulla parete posteriore che raffigura gli dei Horus e Thoth che versano acqua sacra sul faraone; l’altra stanza era la Biblioteca del tempio, con un elenco di libri ancora inciso sul muro.
Le pareti del tempio hanno ricche iscrizioni che forniscono importanti informazioni sull’epoca in cui era stato costruito e dettagli non solo sull’edificio, ma sulla mitologia, la religione e il modo di vivere nell’antico Egitto.
Continuando verso l’interno si trova la seconda sala ipostila, più piccola della precedente e più buia, risulta molto suggestiva perché i raggi del sole che entrano attraverso le piccole finestre del soffitto si muovono lungo le colonne e pareti.
Oltre queste sale troviamo la stanza che contiene un santuario di granito, il naos di Nectanebo II, l’ultimo dei sovrani nativi dell’Egitto.
Questa è la parte più antica e sacra del tempio che una volta conteneva una statua di Horus in oro.
Oggi la sala ospita una riproduzione del brigantino solare processionale del dio (l’originale si trova al Museo del Louvre).
Concludiamo la nostra visita passando in una stretta sala esterna nota come Passaggio della Vittoria, le sue pareti sono decorate con scene e testi raffiguranti le contese di Horus e Seth.
Il tempio di Edfu cadde in disuso come monumento religioso in seguito all’editto di Teodosio I che vietava il culto non cristiano all’interno dell’Impero romano nel 391 d.C.
Come altrove, molti dei rilievi scolpiti del tempio furono rasi al suolo dai seguaci della fede cristiana.
Si ritiene che il soffitto annerito della sala ipostila, visibile oggi, sia il risultato di un incendio doloso destinato a distruggere le immagini religiose che erano quindi considerate pagane.
Nel corso dei secoli, il tempio fu sepolto a una profondità di 12 metri sotto la sabbia del deserto che contribuì a preservarlo perfettamente fino ad oggi.
Gli abitanti locali costruirono case direttamente sopra il tempio.
Solo le parti superiori dei piloni erano visibili nel 1798, quando il tempio fu scoperto da una spedizione francese.
Nel 1860 Auguste Mariette, un egittologo francese, iniziò il lavoro di liberazione del tempio di Edfu dalle sabbie.
Oggi il tempio è quasi intatto, il suo significato archeologico e l’ottimo stato di conservazione lo hanno reso un centro per il turismo in Egitto e una sosta frequente per le numerose imbarcazioni fluviali che navigano sul Nilo.
In serata rientro a bordo per immergerci nella vera atmosfera egiziana con il divertente Galabeya Party, durante il quale indossiamo abiti tipici.
Kom-Ombo, Assuan, Philae, Villaggio Nubiano.
Mentre noi ci rilassiamo in piscina sul ponte della motonave, la nostra navigazione prosegue sulla riva occidentale del Nilo, a quaranta chilometri da Assuan, tra il granoturco e le canne da zucchero, dove sorge la cittadina di Kôm Ombo, un luogo dalla storia antica, noto per il suo splendido tempio.
Questo luogo di culto fu costruito durante il dominio della dinastia tolemaica e raggiungerlo a bordo di una motonave è un’esperienza davvero unica.
Risale allo stesso periodo dei templi di Esna e di Edfu, e fu ultimato in periodo romano: tra i suoi decori sono infatti visibili, in geroglifico, i nomi di alcuni imperatori romani, mentre resti di antichi sarcofagi riportano iscrizioni in caratteri greci.
La divinità a cui è dedicato il tempio è Sobek, il dio coccodrillo, che nella mitologia egizia rappresentava il dio dell'acqua e delle inondazioni del Nilo; successivamente, durante il Medio Regno cominciò a essere associato al dio Horus.
L’architettura del tempio di Kôm Ombo è simmetrica: metà dell’edificio è dedicata a Sobek, metà ad Horus, e ciascuna delle due ha un santuario.
La corte anteriore, seriamente distrutta, ospita due porte che conducono alla sala ipostila, con otto colonne, capitelli a forma di fiore di loto, decorazioni dedicate agli dei e la cappella di Hathor, consorte di Horus (al suo interno vi è una collezione di mummie di coccodrillo).
Uno dei bassorilievi più interessanti raffigura quelli che sembrerebbero strumenti chirurgici, ma non tutti gli studiosi concordano.
Nello stesso bassorilievo sono rappresentate due donne incinte.
Il tempio era meta di molti fedeli che venivano a chiedere l'intercessione divina contro le infermità.
Gran parte del tempio è stato distrutto dalle inondazioni, vista la vicinanza al fiume, dai terremoti e anche dai successivi costruttori che utilizzarono l'edificio come cava edile, inoltre alcuni dei rilievi interni vennero deturpati quando il tempio venne trasformato in una chiesa copta ortodossa.
Dopo la visita a Kôm Ombo procediamo verso Aswan, dove termina la valle del Nilo ed inizia la Nubia, fra campi coltivati lungo le rive del fiume e dune sabbiose.
La città durante l’epoca persiana aveva raggiunto una notevole importanza; oggi si vedono nella parte sud del centro abitato pochi resti della città antica attorno al tempio di Philae e le rinomate cave di granito rosso e nero.
Qui si trova il famoso obelisco incompiuto scavato all'epoca della regina Hatshepsut con il fine di costruire l'obelisco più grande dell'Antico Egitto, con un'altezza di 42 metri e un peso di circa 1.200 tonnellate, fu abbandonato poiché la pietra era fessurata.
La grande diga è un'opera colossale del XX secolo, portata a termine intorno al 1970 fu costruita per proteggere l'Egitto dalle inondazioni annuali causate dallo straripamento del Nilo.
Ci lasciamo alle spalle la cava e ci dirigiamo verso l'isola di Agilkia, sita tra l'antica e la nuova Diga di Assuan, alla volta dei templi di Philae.
Nel 1902 venne completata la vecchia diga di Aswan e molti monumenti antichi, fra cui quelli di Philae, rischiavano di essere sommersi dalle acque del Nilo.
La diga venne alzata per molte volte, fra il 1907 e il 1933, il che causò la quasi scomparsa dell'isola: i templi restavano fuori dall'acqua solo quando le chiuse erano aperte, fra luglio e ottobre.
Negli anni Sessanta l'Unesco decise di spostare la maggior parte dei monumenti in pericolo in luoghi più sicuri.
Il complesso di templi di Philae fu cinto da una diga che permise al tempio di riemergere dalle acque, quindi dopo essere stato smontato fu spostato, mattone per mattone, ad Agilkia, a 550 metri di distanza, dove si trova ancora oggi.
Il progetto, portato a termine da un’impresa italiana e finanziato dal governo italiano, richiese tre anni di lavoro e si concluse nel 1980.
Prima della visita al tempio di Philae ci fanno visitare un negozio di profumi e oli essenziali, dove compriamo delle profumatissime essenze, tra cui in particolare quella di fiore di loto che dicono non venga esportata ed è dunque introvabile altrove.
Il bellissimo Tempio di Iside è il più importante in uno dei luoghi in cui ebbe luogo la leggenda di Iside e Osiride.
Attraverso il primo pilone si accede al cortile che è delimitato da un colonnato e dalla struttura del “Mammisi” di Horus (la Casa della Nascita) e una piccola cappella dedicata a Osiride, sposo di Iside.
Da una scalinata si arriva alla porta del secondo pilone e da qui si entra nella sala ipostila, composta da dieci colonne.
Dopo aver attraversato altre stanze si raggiunge il cuore del tempio: il santuario.
Tutti i rilievi del grande tempio raccontano il mito di Iside e Osiride.
Dal colonnato è possibile vedere i due piccoli templi tolemaico-romani dedicati a divinità nubiane.
A poca distanza dal Tempio di Iside sorge il Chiosco di Traiano, di cui si ignora la vera funzione, si ipotizza, in virtù della doppia apertura ad Est ed a Ovest, che fosse una stazione di sosta della barca sacra di Iside nel corso della processione.
Rimasto incompiuto nelle decorazioni, fu completato dall'imperatore romano Traiano da cui ha assunto poi il nome.
Durante la crociera sul Nilo non si può perdere una visita a uno dei villaggi nubiani, proprio vicino alla città di Aswan.
Nel tardo pomeriggio la nostra escursione prosegue a bordo di un motoscafo perché quel tratto del Nilo è navigabile solo con imbarcazioni più piccole.
Ad un certo punto la nostra guida spegne anche il motore: gli unici rumori sono quelli delle piante di papiro mosse dalla brezza e il richiamo di alcuni animali.
Un’emozione senza tempo, alla scoperta di una delle più antiche popolazioni al mondo.
I nubiani conservano ancora oggi una fisionomia particolare data dai tratti somatici assolutamente caratteristici: la loro pelle scura contrasta con gli occhi chiari, a volte addirittura azzurri.
Sono molto ospitali e cordiali, nelle loro semplici case fatte di argilla intonacata dai colori molto vivaci, senza TV, frigorifero e tutti gli altri confort a cui noi siamo abituati.
Ci offrono il loro thè, le loro focacce, ci fanno visitare la loro casa e soprattutto il loro portafortuna: un coccodrillo vivo del Nilo.
Si, un vero coccodrillo, che tengono in grandi vasche di cemento all'interno della casa o quando è estate, in un'altra vasca nel patio all'aperto al centro dell'abitazione.
I loro tranquilli sorrisi, pur non avendo nulla, fanno riflettere..
Prima di concludere la visita al villaggio ci portano nella scuola del paese, fatta di grossi banchi e panche di legno dipinte d'azzurro e una grande lavagna...
Oltre che un maestro che ci fa una lezione sull'alfabeto e i numeri in nubiano e in egiziano...
Il ritorno alla nostra motonave, un’emozione unica e indimenticabile di un tramonto sul Nilo tra profumi e colori d’Egitto da fare almeno una volta nella vita!
La nostra crociera sul Nilo si conclude qui, questa sarà l’ultima notte sulla bellissima Nile Shams, ma domani ci attendono altri siti meravigliosi...
Abu Simbel, Il Cairo.
Sveglia all’alba per recarci in aeroporto per il volo diretto di circa 45 minuti che da Aswan ci porterà Abu Simbel, uno dei siti di maggiore rilevanza dal punto di vista monumentale di tutto il territorio egiziano.Sveglia all’alba per recarci in aeroporto per il volo diretto di circa 45 minuti che da Aswan ci porterà Abu Simbel, uno dei siti di maggiore rilevanza dal punto di vista monumentale di tutto il territorio egiziano.
Davanti ai nostri occhi si apre uno spettacolo colmo di bellezza, emozioni e maestosità.
Il Tempio di Abu Simbel è composto da due enormi templi scavati nella roccia, voluti dal faraone Ramses II nel XIII secolo a.C., furono eretti per intimidire i vicini Nubiani e per commemorare la vittoria nella Battaglia di Qadesh.
Abu Simbel fu riscoperta sotto le rovine nel 1813 dallo svizzero svizzero John Lewis Burckhardt.
Le sabbie del deserto avevano coperto quasi interamente la loro struttura, lasciando scoperte la sommità delle teste delle enormi statue presenti sulla facciata.
Qualche anno più tardi l’italiano Giambattista Belzoni iniziò gli scavi e riportò alla luce i templi in tutta la loro bellezza.
In primis visiteremo il tempio maggiore conosciuto anche come Tempio di Ramses II.
Sulla facciata spiccano le quattro statue di Ramses II, ognuna delle quali alta 20 m, in ognuna il faraone indossa lo "pschent" ovvero le corone dell'Alto e del Basso Egitto, il copricapo chiamato "nemes" che gli scende sulle spalle e ha il cobra sulla fronte.
Ai lati delle statue colossali ve ne sono altre più piccole, la madre Tuia e la moglie Nefertari mentre tra le gambe ci sono le statue di alcuni dei suoi figli.
Sopra le statue, sul frontone del tempio vi sono 14 statue di babbuini che, guardando verso est, aspettano ogni giorno la nascita del sole per adorarlo.
Una delle statue del faraone è rimasta senza testa, infatti questa è crollata pochi anni dopo la costruzione del tempio a causa di un terremoto ed è rimasta ai piedi della statua.
Sopra la porta di entrata del tempio in una nicchia scavata nella roccia, c'è la statua del dio Ra-Harakhti, è il dio falco Horus unito al dio solare Ra, la mano destra del dio poggia sullo scettro indicante forza, detto user, mentre la sinistra poggia sull'immagine della dea Maat rappresentante l'ordine cosmico.
Questi due simboli uniti al dio solare Ra che li porta, formano come un rebus il nome stesso di incoronazione di Ramses II, cioè User Maat Ra, quindi il faraone vuole indicare che il tempio è dedicato sia al dio solare Ra che a sé stesso.
L'entrata del tempio conduce alla grande sala dei pilastri, otto dei quali raffigurano il faraone con sembianze di Osiride.
Nel soffitto ci sono disegni incompiuti che rappresentano la dea Mut, che protegge il tempio con le sue ali distese.
Le pareti della sala nel lato destro, a nord, sono ricoperte di scene che rappresentano la vittoria di Ramses nella battaglia di Kadesh combattuta contro gli Ittiti.
Rimaniamo a bocca aperta nel vedere la cura e i dettagli colorati con cui sono realizzati questi rilievi, che formano il famoso Poema di Pentaur.
Nel lato sinistro ci sono altre imprese di Ramses, le guerre contro la Siria, la Libia e la Nubia.
Proseguiamo nella sala più piccola del tempio, detta dei nobili, con quattro pilastri quadrati coperti da rilievi raffiguranti il faraone con varie divinità.
Sulle pareti c'è il faraone mentre offre profumi e incensi alla barca di Amon, seguito dalla consorte, la regina Nefertari.
Questa sala conduce al Santuario, si tratta di una piccola camera buia che contiene quattro statue sedute che guardano verso l'entrata: da sinistra a destra raffigurano Ptah di Menfi (dio dell'arte e dell'artigianato), Amon-Ra di Tebe (dio del sole e padre degli dei), Ramses II divinizzato e Ra-Harakhti di Eliopoli (il falco con il disco solare).
Questa sala è nota per il fenomeno del “Bacio del sole a Ramses II” poiché gli abili architetti-astronomi egiziani avevano calcolato l’orientamento del tempio in modo che ogni anno e precisamente il 21 febbraio (giorno della nascita di Ramses II) e il 21 ottobre (data della sua incoronazione) il primo raggio del sole illuminasse la statua del faraone e parzialmente anche Amon-Ra e Ra-Harakhti, mentre Il dio Ptah considerato dio delle tenebre non viene mai illuminato.
Dopo lo spostamento del tempio le due date sono slittate di un giorno, dunque 22 febbraio e 22 ottobre.
A nord del tempio maggiore, a un centinaio di metri circa, si trova il “Tempio piccolo” dedicato ad Hathor e a Nefertari, moglie prediletta del faraone.
La facciata è ornata da sei statue alte 10 m, tre a ogni lato della portale di ingresso e separate da iscrizioni geroglifiche indicanti le titolature dei due sovrani.
Le statue raffigurano quattro volte Ramses e due Nefertari.
Ai lati delle statue del faraone ci sono i figli in dimensioni minori, mentre ai lati di Nefertari sono raffigurate le figlie.
È l'unico tempio egizio dove una regina ha la stessa importanza del faraone, lo stesso Ramses lo ha fatto scrivere in una incisione nei rilievi della facciata.
L'entrata del tempio conduce a una sala contenente sei pilastri alti 3 m sulla cui sommità vi sono le teste di Hathor, dette colonne hathoriche.
Sui pilastri ci sono iscrizioni che raccontano la vita del faraone e della regina e rilievi colorati che rappresentano sia Ramses che Nefertari con alcune divinità.
Alle pareti vi sono scene del faraone e della consorte che offrono sacrifici agli dei.
Dopo questa sala ne raggiungiamo un’altra piccola, sulle cui mura possiamo ammirare i meravigliosi rilievi dell’incoronazione di Nefertari, mentre un’ultima sala ospita il Santuario del tempio, che conserva una statua della dea Hathor con sembianze di vacca.
Una grande opera: il salvataggio dei Templi di Abu Simbel
Nel 1960 a seguito della creazione della nuova diga di Aswan e la conseguente creazione del bacino idrico del lago Nasser i templi della Nubia e di Abu Simbel rischiavano di essere sommersi dalle acque.
Grazie all'intervento dell'Unesco, più di cento paesi si attivarono inviando uomini, denaro e tecnologie per salvare il monumento.
Il progetto di salvataggio del sito di Abu Simbel prevedeva di ricollocarlo su una parete artificiale situata a circa 200 metri di distanza dal sito originale e l’innalzamento di 65 m circa.
La proposta che ottenne maggiori consensi fu quella svedese di tagliare, numerare e smontare blocco per blocco l'intera parte scolpita della collina sulla quale erano stati eretti i templi e successivamente ricostruire i monumenti in una nuova posizione.
I lavori durarono dal 1964 al 1968 con l'impiego di oltre duemila uomini, guidati da un gruppo di esperti cavatori di marmo italiani e uno sforzo tecnologico senza precedenti nella storia dell'archeologia.
L'impresa costò in totale circa 40 milioni di dollari.
L'intervento interessò sia il tempio principale dedicato a Ramses II sia quello secondario dedicato alla regina Nefertari.
Nel ricostruire i templi fu mantenuto l'originale orientamento rispetto agli astri e al sole, in modo da consentire, seppur con lo sfalsamento di un giorno, per due volte l'anno (22 febbraio e 22 ottobre) di illuminare la camera centrale del tempio maggiore ove troneggiano le quattro divinità sedute: Ramses II, Amon, Ra e Ptah.
Altri monumenti di minore rilevanza, e di minori dimensioni, anch'essi minacciati dal livello delle acque vennero smontati e donati a vari musei tra cui anche il Museo egizio di Torino.
Uscendo da questi templi il sole e i colori del cielo che volgono al tramonto, ci lasciano ancora increduli per tutto ciò che abbiamo potuto ammirare.
Ma l’avventura continua, ci aspetta un volo alla volta del Cairo...
Museo, Cittadella, centro città.
Il mattino ci dirigiamo nel centro del Cairo, una città molto antica, ma famosa anche per essere una moderna metropoli: è una delle città più grandi del Medio Oriente e a dimostrarlo sono i problemi relativi al traffico e al rumore che sperimentiamo anche noi sull’autobus che dall’hotel ci porta verso il centro della città, mentre la nostra bravissima guida ci racconta cosa vedremo...
Ciò che colpisce è che la città è contraddistinta da zone diverse come quella occidentale, costruita sul modello di Parigi del XIX secolo e dunque caratterizzata da ampi viali, edifici di stile moderno e giardini.
Mentre la zona orientale, più antica, presenta tortuosi vicoli affollati, moschee, bazar.
Per noi oggi si aprono le porte del Museo Egizio, uno dei musei più famosi e importanti di tutto il mondo.
In stile neoclassico, spicca per la sua architettura inconfondibile, dal caratteristico colore rosa, è stato progettato dall'architetto francese Marcel Dourgnon e realizzato dagli italiani Giuseppe Garozzo e Francesco Zaffrani.
Entrarvi è quasi come fare un passo nel tempo, non solo per i reperti che custodisce, ma anche per la singolare architettura e l’arredamento che lo caratterizzano.
Aperto nel 1902, la sua realizzazione aveva l'obiettivo di ospitare i reperti che in quegli anni venivano costantemente scoperti o ritrovati, nonché il porre fine all'esportazione senza controllo di tali testimonianze.
Ospita la più grande collezione al mondo di reperti archeologici dell’Antico Egitto, comprende di circa 120.000 reperti, diversi monumenti tra cui il contenuto della tomba di Tutankhamon e la maggior parte delle mummie scoperte dal XIX secolo in poi.
Gli oggetti esposti risalgono ad un periodo storico compreso tra l'inizio dell'Antico Regno, approssimativamente risalenti al 2700 a.C., fino al periodo greco-romano.
Il piano terra contiene cimeli di bare, dipinti e grandi statue in pietra calcarea e arenaria, come la statua di Ramses II, Senusret, Khafre, Sphinx, Akhenaton e Hatshepsut.
Si può anche ripercorrere la storia dell'Egitto dall'Antico Regno fino al periodo greco-romano, la mostra è organizzata a partire dal corridoio a destra dell'entrata e prosegue in senso circolare.
Seguire il percorso è consigliabile in quanto consente una panoramica della maggior parte della storia egizia.
Per quanto riguarda il piano superiore è organizzato diversamente, secondo esposizioni tematiche.
Una consistente porzione del primo piano è destinata al contenuto della tomba di Tutankhamon, in cui si può ammirare, tra i numerosi elementi del prezioso tesoro, la famosa maschera funeraria, perfettamente conservata.
Sempre al primo piano si trova anche la stanza dedicata al tesoro rinvenuto nella tomba reale di Tanis.
Un altro punto forte del museo, è senza dubbio la Camera della Mummia Reale, al suo interno possiamo ammirare le mummie di alcuni dei faraoni più importanti, tra cui quella di Ramesse II, quella di Seti I, e quella di Hatshepsut, sacra regina dell'Egitto.
Dopo questo bagno di storia, ci sposteremo all’antica cittadella di Saladino, l’antica fortificazione della città del Cairo.
Merita, poi, una visita la zona antica, dove sorgeva la città fortificata romano-bizantina di Babilonia, sede di innumerevoli edifici di carattere religioso che testimoniano la grande varietà di culti che hanno attraversato la storia egiziana.
E poi la volta dell'imponente moschea di Mohammad Ali, detta anche moschea di alabastro, il cui interno è davvero fiabesco, con le lampade in vetro disposte a spirale sull'intera ampiezza della sua zona centrale.
Dal terrazzo si gode, o meglio si godrebbe di una splendida vista, se non ci fosse una densa coltre di foschia, tipica della città.
Il pranzo è su un battello ormeggiato sul Nilo. Il pomeriggio è invece dedicato alla visita dl caratteristico, grande e antico mercato di Khan El khalili dove, in un’atmosfera impregnata di aromi orientali, è possibile trovare merci di ogni tipo: da stoffe multicolori a riproduzioni di reperti del periodo faraonico, da oggetti in vetro a essenze e profumi custoditi in graziose boccette, oro, argento, ottone, rame, cuoio, ceramica e tappeti.
Dopo lo shopping ci sediamo in un bar a sorseggiare the e karcade, mentre le persone del posto consumano una non bevanda trasportata in una specie di grossa ampolla di metallo, messa a tracolla del venditore ambulante, qualcuno dice si tratti di una bevanda a base di liquirizia.
Nel tardo pomeriggio durante il percorso verso il nostro hotel, rimaniamo colpiti da una strana città situata ai piedi della montagna, non lontana dal centro del Cairo.
La nostra guida ci spiega che è conosciuta come Al-Qarāfa, la Città dei Morti.
Nato come residenza delle persone che si dedicavano alla cura delle tombe dei nobili, negli anni è diventato un quartiere come un altro al Cairo, crescendo ed espandendosi sempre più.
Alcuni degli abitanti della Città dei Morti sono orgogliosi di poter condividere il loro spazio con le tombe dei propri familiari, anche se per molti di loro si tratta di una scelta dettata da motivi economici.
La Città dei Morti è un luogo insolito in cui vivi e morti convivono senza troppe riserve.
Il quartiere misura circa 7 Km² lungo i quali si estendono piccole case con cortili di sabbia in cui si trovano le tombe. Sprovviste di elettricità o acqua corrente, alcune delle abitazioni ubicate in sontuosi pantheon hanno addirittura le tombe al proprio interno.
Tornati in albergo, troviamo in corso i festeggiamenti per un matrimonio, ai quali assistiamo per un po’ tra balli e canti, ma senza fare troppo tardi, perché il giorno seguente la sveglia suonerà nuovamente all’alba!
Giza, Sfinge, Saqqara, Menfi.
La nostra giornata inizia al cospetto della più celebre immagine dell’Egitto nel mondo: le Piramidi.
La necropoli di Giza si estende in una vasta area dell'altopiano di Giza, ubicata 25 km a sud del Cairo.
Le piramidi emergono nel bel mezzo del deserto insieme alla Sfinge.
Ammirando da vicino queste strutture imponenti, si capisce subito perché sono considerate tra i più grandi misteri di tutti i tempi.
Le tre grandi piramidi di Giza più famose sono la piramide di Cheope (l'unica tra le sette meraviglie del mondo antico ad essere rimasta intatta fino ai giorni nostri), la più settentrionale, la piramide di Khafra, in italiano conosciuta come Chefren che è quella intermedia e la piramide di Menkaure, quella posta più a sud, per gli italiani famosa come piramide di Micerino.
Con i suoi 147 metri di altezza, la Piramide di Cheope è la più grande del complesso, seguita da quelle di Chefren e Micerino, alte rispettivamente 136 e 61 metri.
Si presume che le piramidi siano state costruite fra il 2550 e il 2490 a.C. e che quindi abbiano circa 4500 anni.
La loro costruzione è stata un'impresa senza eguali.
La Piramide di Cheope è costituita da circa 2 milioni di pietre, ognuna delle quali pesa tonnellate.
Ancora oggi non è chiaro come gli antichi Egizi siano riusciti a compiere quest'opera senza l'aiuto della tecnologia moderna.
Cheope fu il primo faraone a commissionare la costruzione di una di queste tombe gigantesche a Giza, seguito da suo figlio Chefren.
Apparentemente, la piramide dedicata a Chefren sembra più alta di quella del padre, ma in realtà è solo perché è stata costruita su una collina.
La Piramide per il faraone Micerino è molto più piccola e dall’irregolarità dello strato superiore si può capire che non è mai stata portata a termine.
Il nostro tour prevede anche l’ingresso negli angusti meandri della piramide di Chefren... che emozione!
Il cunicolo che ci porta nella grande stanza contenete il sarcofago in granito del re è stretto e in alcuni tratti così basso da costringerci a camminare quasi rannicchiati.
Il caldo e l'umido rendono l'aria irrespirabile, non tutti i partecipanti riescono a proseguire per arrivare alla grande sala, che seppur disadorna, è un’esperienza alla quale non si può rinunciare!
Ritornati sul pullman saliamo più in alto in un punto panoramico da cui si gode uno splendido panorama sull'intera valle con le piramidi e le carovane di cammelli.
La tappa successiva è la Sfinge, un monumento grandioso avvolto da miti e leggende.
Si trova nel deserto sulla parte orientale del complesso, di guardia alla Piramide di Chefren.
Questa creatura misteriosa ha il corpo di un leone e la testa di un essere umano con il copricapo Nemes di un farone.
Con i suoi 73 metri di lunghezza e 22 di altezza, la Sfinge è la più grande scultura monolitica al mondo.
Gli archeologi ritengono che quest'enorme opera risalga ai tempi di Chefren e che il volto della sfinge sia proprio quello di questo faraone.
Si sono creati numerosi dibattiti ancora irrisolti, attorno al suo significato, alla sua età e al nome del faraone che l’ha fatta costruire.
Dopo pranzo, il nostro tour prosegue verso la necropoli di Saqqara, il tragitto è piacevole, attraversiamo un Egitto meno caotico e internazionale del Cairo.
Piccoli paesi e villaggi rurali,con laboratori artigiani, carretti trainati da somari e camionette che trasportano qualsiasi sorta di merce!
Lungo il tragitto facciamo una tappa intermedia: Menfi.
Qui visiteremo le rovine della capitale dell’Antico Egitto.
Situata sullo sbocco del Delta del Nilo, controllava le più importanti vie terrestri e fluviali, così mentre Tebe (la moderna Luxor) era il centro cerimoniale del regno, Menfi ne era il sito amministrativo e commerciale.
Della città purtroppo non è rimasto quasi nulla, molti palazzi e templi furono saccheggiati e danneggiati dagli invasori stranieri, ma i pochi resti sono visibili nel piccolo museo all’aperto nel villaggio di Mit Rahina, dove insieme a molte statue di Ramses II, c’è anche una sfinge che pesa circa 80 tonnellate, ed è una delle più grandi mai rinvenute.
Il reperto più importante è una colossale statua in calcare di Ramses II alta circa 10 metri, priva di piedi, che è stata posta in un piccolo museo per preservarla.
Lasciamo Menfi e arriviamo a Saqqara, una vasta necropoli situata in Egitto a 30 km a sud della città moderna del Cairo.
Benché ospiti molti complessi funerari, il più importante e famoso è la piramide a gradoni di Zoser della III dinastia, considerata la più antica tra le piramidi e l'antesignana di quelle che diverranno poi, con la IV dinastia, le cosiddette piramidi perfette.
L'area era già stata originariamente prescelta da Funzionari e Dignitari della I dinastia, che qui avevano eretto le loro màstabe (tanto che per lungo tempo si è creduto fossero sepolture reali), ma non furono pochi i Re dell'Antico Regno che prescelsero questa necropoli per le loro sepolture, forse proprio per la vicinanza con la neo-fondata Capitale Menfi.
Un po' più su da un punto panoramico lo sguardo può spaziare sulla zona circostante e si intravedono altre piramidi, compresa quella detta romboidale, per via della sua forma mal riuscita...Ritorniamo in albergo esausti, percorrendo a ritroso quasi 50 km.
Il Cairo, Milano
Dopo la prima colazione il nostro tour termina con il trasferimento in aeroporto in tempo utile per l’imbarco sul volo di rientro in Italia.
Tra leggende, credenze e tradizioni è impossibile raccontare come ci sente sotto templi, statue, colonne e piramidi imponenti dell'età di 3.500 anni... Un viaggio assolutamente da fare almeno una volta nella vita!